Bella faccia, bel sorriso. Di quelli che ti illuminano il cuore e che avremmo bisogno di trovare più spesso nel grigiore delle nostre strade, coi musi lunghi delle persone che vanno di fretta e la sequela di lamentele ad ogni pie' sospinto.
Sarà retorica, sarà opportunismo, sarà l'esempio del nuovo Papa, sarà che pochi mesi fa il sorriso di Mamadou (a noi è piaciuto chiamarlo così) ci ha fatto desiderare di trovarne altri a rischiararci le giornate... Fatto sta che la notizia mi ha fatto particolarmente piacere, così come mi ha visceralmente irritato leggere gli insulti e le considerazioni grette ed ignoranti dei miei concittadini a commento dell'articolo di cronaca locale.
Guarda caso, proprio ieri mi ero letta tutto d'un fiato uno di quei libretti venduti per le strade, che ogni tanto ci capita di comprare più per "sentirci buoni" che altro, sempre con la sensazione di "fare un favore a quel disgraziato" e con la soddisfazione di poter dire in tutta sincerità un bel "già dato" agli altri numerosi questuanti.
Non sapevo (almeno fino a ieri) chi fosse Bay Mademba; non so se il suo "Viaggio della speranza: dal Senegal all'Italia in cerca di fortuna" sia o meno un concentrato di luoghi comuni scritto ad hoc per mitigare il clima di intolleranza in cui viviamo.
So che oggi ho qualche informazione in più, che mi ha fatto drizzare le orecchie al servizio televisivo sul mercato industriale del pesce che ha "razziato" i mari del Senegal costringendo i pescatori a mettersi in coda per emigrare.
un'immagine da www.nationalgeographic.it |
Ringraziamo l'iperattività dei pescherecci stranieri, a partire da quelli europei.
Che, in un solo giorno, possono catturare tanto pesce quanto 56 piroghe locali in un anno.
"Noi italiani siamo emigrati da noi stessi, abbiamo rinunciato alle nostre tradizioni diventando altri, ormai quasi irriconoscibili rispetto a qualche lustro fa. L'altezza media nazionale è enormemente aumentata, i piedi si sono allungati, anche gli uomini si tingono i capelli, le donne si rifanno la bocca e il naso, tutti parlano con un linguaggio impoverito e stereotipato. Non ci sono più né vecchi né giovani: in questo ballo in maschera della società del benessere abbiamo perso l'identità e tutti siamo diventati immigrati.
Ecco perché arrivano a frotte da noi uomini, donne e bambini dal terzo mondo, e nessuno li può fermare.
Non vengono solo a cercare lavoro e fortuna, non arrivano soltanto perché gli industriali li chiamano e li lusingano come le sirene nell'Odissea. Ci raggiungono per portarci in dono le cose preziose che noi abbiamo, ohimè, dimenticato: il sorriso, la voglia di parlare, il gusto di salutarsi, il piacere della compagnia, la disponibilità alla sorpresa, la mancanza di paura verso il prossimo, l'accettazione fatalistica delle difficoltà.
Gli immigrati vengono a colmare questo nostro vuoto spirituale e finché resteremo così imbrigliati in una vita materialistica, non ci saranno né leggi xenofobe né controlli polizieschi che potranno fermarli.
Fino a qualche lustro fa eravamo noi occidentali ad andare da loro per colonizzarli e renderli schiavi, depredandoli e mandando in frantumi le loro economie di sussistenza. Non lamentiamoci perciò se, dopo aver distrutto le loro comunità, adesso ce li troviamo davanti a casa".
da Il mio viaggio della speranza: dal Senegal all'Italia in cerca di fortuna di Bay Mademba
Bandecchi &Vivaldi Editori
"In Senegal siamo tutti fratelli e sorelle:
non sei un fratello di sangue, ma sei un fratello di genere umano".
Val la pena riascoltarsi - in questa Pasqua di Speranza - quel che zio Paolo ha pubblicato nel suo blog il 2 gennaio 2013.
centorete: Mio fratello che guardi il mondo...
Mio fratello che guardi il mondo
e il mondo non somiglia a te
(...) se c'è una strada sotto il mare
prima o poi ci troverà
se non c'è strada dentro il cuore degli altri
prima o poi si traccerà (...)
Ivano Fossati
Anche perché l'alternativa è supermoney.eu: Le 10 migliori frasi originali per fare gli auguri di Pasqua
Benvenuti, fratelli
in questo mondo di sciroccati!
Abbiate pazienza... e Buona Pasqua anche a voi.
Dalla Treccani:
sciroccato agg. e s. m. (f. -a) [der. di scirocco, inteso come «stordito da un forte scirocco»], fam. – Di persona confusa, stordita, imbambolata, o che si comporta in maniera stravagante e incomprensibile; come sost.: quel tipo mi sembra proprio uno sc.; è di nuovo qui quella sciroccata!