E' strano:
se pensiamo ai sassi, una delle prime cose che ci viene in mente è "un mucchio di sassi"
con tono spregiativo.
Quando camminiamo nel centro di Pavia, soprattutto con i sandali o le scarpe leggere, i ciottoli li sentiamo proprio tutti sotto i piedi: l'acciottolato era un tormentone per la nonna Pina! A me invece piace tantissimo perché mi ricorda quando ero piccola e giravo nelle stradine attorno a San Teodoro con i sandali blu con i due buchi. Qualche mese fa mi sono fatta persino una foto con le scarpe nuove perché mi piaceva il gioco di colori e mi ricordava quei momenti (a scanso di equivoci: i piedi più grossi sono quelli di Paolo! E' per questo che - come dice lui - paga le tasse in più province).
Tutti ci siamo fermati almeno una volta davanti a un sassolino particolare, diverso da tutti gli altri, e ce lo siamo messi in tasca. Poi ce lo siamo dimenticati e lo abbiamo ritrovato quando meno ce lo aspettavamo: e allora ci ritorna in mente il momento in cui lo abbiamo "visto", individuato tra tutti gli altri, e abbiamo deciso di tenercelo. Quello era un momento in cui ci siamo sentiti grati alla natura per aver prodotto qualcosa di così particolare... Una volta ho sentito la storia dei Sassi della Gratitudine (ci sono tante versioni di questo racconto), ma il succo è questo: quando abbiamo la sensazione di essere sfortunati e che tutto ci sta andando male, ricordiamoci di mettere una mano in tasca e tirar fuori il nostro sassolino. Guardiamolo e poi ringraziamo il cielo di essere lì e poterlo guardare.