martedì 8 aprile 2014

8 APRILE, LE PICCOLE GRANDI ABITUDINI

8 aprile 1979: un viaggio interminabile da Firenze a Pavia con la mia 127 azzurro metallizzato.

Neanche una sosta. Arrivo a casa in 2 ore e 45 minuti, record. La nonna Pina aveva cercato di rintracciarmi la mattina segnalando ai carabinieri la targa della mia macchina: non c'erano i cellulari e la nonna aveva la buona abitudine di segnare sempre le targhe delle auto con cui ci spostavamo "perché non si sa mai". Voleva dirmi che il nonno Aurelio (che - prima di essere vostro nonno - era solo il mio papà!) era stato ancora male ed ora era in ospedale, e questa volta era un po' peggio delle altre.


Non ho fatto in tempo a salutarlo, e forse è per questo che da allora per tantissimi anni ho sentito il bisogno di essere sempre reperibile dovunque e a qualsiasi ora.

Inevitabilmente l'8 aprile, da 35 anni, il ricordo vola appena sveglia sulla colazione che il nonno Aurelio mi ha preparato tutti i santi giorni dall'asilo al giorno della laurea: la cremina del caffelatte versato sopra l'uovo sbattuto con lo zucchero e il pane raffermo inzuppato. Risento nettamente il gusto e la carica di energia al solo pensiero!

E in rapida successione, quando mi accompagnava all'asilo, insieme ad Angela e Luisa, le mie compagne, col cestino dove la mamma aveva messo il "riscaldo" con le carote che mi piacevano.

Non conosceva la musica, ma al pianoforte di casa (quello su cui la Lauretta - la nostra cugina che ora fa concerti in tutto il mondo - ha suonato le prime note) accompagnava regolarmente "a orecchio" i nuovi pezzi di Sanremo dopo averli sentiti una sola volta. Questo suo talento, invidiabile per me così "dura d'orecchio" come dice zio Paolo, deve essergli arrivato dallo zio che il secolo prima si dilettava a scriver romanze, di cui abbiamo trovato i libretti a casa dello zio Ulisse (il fratello del nonno), anche lui appassionato di musica e gran suonatore di fisarmonica.

Salto a Malesco d'estate, il martedì - giorno di mercato: il susino giovane nel giardino stentava a crescere, ma all'improvviso lui ci chiamava orgoglioso per farci vedere che finalmente ... era pieno di pere: quelle che lui aveva trovato acerbe al mercato e aveva appeso una a una ai rami dell'albero per farle maturare al sole!

Le aveva queste uscite... e gli sarebbe piaciuta assai questa PREGHIERA di Tommaso Moro:


Dammi, o Signore, una buona digestione
e naturalmente anche qualcosa da digerire.
Dammi la salute del corpo
con il buon umore necessario per mantenerla.

Dammi un'anima che non conosca la noia,
i brontolamenti, i sospiri, i lamenti
e fa' che io non mi crucci
per quella cosa troppo ingombrante
che si chiama "io".

Dammi il senso del ridicolo.
Donami la grazia di comprendere gli scherzi
affinché abbia nella vita un po' di gioia
e possa renderne partecipi anche gli altri.

Amen


Lo vedo sorridere... E finisco qui.