"Una dolce aria primaverile faceva crescere a occhiate il grano nel podere di Farneta, e rivestiva di fiori gli alberi e i prati. Le speranze nella raccolta erano grandissime, e i Marcucci lavoravano instancabilmente per aiutare l'opera benefica della natura. Essi avevano già seminato i fagioli, le zucche, i piselli e le fave, e avevan tolto dai solchi del grano tutte le erbacce, affinché quello crescesse rigoglioso e desse spighe più granite.
Le donne, e la Vezzosa specialmente, trapiantavano le insalate, i cavoli, le erbe aromatiche, e facevano nascere i bachi da seta, ora che i gelsi mettevan le foglie, e non sarebbe mancato ai preziosi produttori della seta il loro naturale alimento.
Tutti erano in faccende: gli uomini non tornavano a desinare a casa altro che la domenica, perché c'era anche da legar le viti sui pioppi, e ogni pianta aveva bisogno dell'opera del contadino.
La massaia non aveva braccia abbastanza per preparare da mangiare per tutti e pensare ai suoi figlioli; le altre dovevano fare il bucato, il pane, e rassettare vestiti e biancheria. Anche i bimbi lavoravano: chi portava via i sassi dai fossi e dai campi, chi conduceva i maiali a pascolare nel bosco, chi faceva l'erba per le bestie e accompagnava i viaggiatori col trapelo fino al pian dell'Antenne, sotto Camaldoli."
La Zia Popa, in versione "nonna Regina", legge "Le Novelle della Nonna" di Emma Perodi |