lunedì 14 ottobre 2013

PETULA LITA


C'era una volta una bambina, bionda, paffuta, riccia riccia. La chiamavano Petula Lita.
Aveva due occhi seri, attenti, ma sorridenti.
Aveva 3 anni.
Petula Lita abitava in una casa con tante stanze, e due saloni con il pavimento bianco, di marmo. E la casa aveva un balcone, con i gerani e le petunie che quando ti avvicinavi per odorarle ti si attaccavano al naso con i loro petali morbidi, un po' pelosi.

Petula Lita era piccola, e non arrivava a fiutare le petunie e neanche a guardare il viale sotto casa, e il fiume proprio di fronte: allora prendeva uno sgabello, stava ben attenta a non sporgersi troppo, come le avevano insegnato, e si appoggiava alle cassette dei fiori, appese alla ringhiera, e guardava giù, nella strada... Qualche macchina lungo il viale, Paride il barcaiolo, e qualcuno che passava sotto gli alberi che si vedevano lontani, laggiù, dal 3° piano.

Ogni tanto passava il nonno: un nonno strano, con i baffoni, forse col cappello, il gilet e l'orologio da tasca. Ma passava lontano, laggiù, camminava guardando sempre a terra, davanti a sé. Petula Lita lo chiamava: nonno, nonno! Ma forse credeva di chiamarlo, ma non lo faceva perché le avevano insegnato a non urlare. E il nonno non la vedeva, o faceva finta di non vederla: non veniva mai in casa. Chissà, forse si vergognava. Chissà dove abitava lui: da uno zio? o forse all'ospedale?

Ma un giorno... Petula Lita!! Petula Lita!!
E' il nonno!!! E' qui! E' venuto a casa, mi sta chiamando!

Tieni, l'ho portato per te.
E il nonno dà a Petula Lita una cosa piccola piccola, dorata, che sa di tabacco, come le tasche del nonno, e come i suoi baffi, e le sue mani. Petula Lita la prende con due dita, la gira e rigira: è un bauletto, piccolo piccolo, ma c'è tutto, come quello che la mamma riempie di biancheria quando si va in montagna... C'è la maniglia, sopra, che si muove... e ha le borchie dorate e tra i profili di metallo le pareti sono di pelle, rossa, profumata, un po' di pelle e un po' di tabacco. Ed è morbida: Petula Lita passa l'indice lungo i bordi di metallo e sente i loro profili, rigidi, e - sotto - la pelle morbida, liscia, che a toccarla quasi sembra si stacchi e che il dito affondi dentro. Bisogna toccarla piano, delicatamente, se no si scolla.

E c'é la serratura. Si apre davvero! e anche dentro è morbido, ma è diverso: un po' più peloso, come le petunie quando si affonda il naso. Ma è bello: il coperchio è ricurvo e toccandolo da dentro si sente - sotto la pelle - il profilo delle parti metalliche esterne.

E richiuso sta in una mano, nella tasca del grembiulino bianco dell'asilo, nel cassetto, in un angolino.

E poi è magico: Petula Lita non sa dov'è il nonno, non ha ancora capito dove abita e perché non viene mai a casa. L'hanno portata in ospedale a trovarlo, ma non aveva il pigiama. Aveva il gilet, e l'orologio da tasca, e il cappello. E non era a letto. C'erano tante altre persone, tutti uomini come lui, che giravano e parlavano da soli.
Petula Lita prende il suo bauletto, lo accarezza, passa l'indice lungo i contorni delle parti metalliche. Lei riesce perché è piccola, e col ditino sente la pelle morbida, liscia, e vede il nonno, laggiù, sul viale, che passa, e questa volta guarda in su e la cerca, ma non sale in casa.

Petula Lita cresce, diventa grande, cambia casa: forse il suo bauletto era un po' consumato e qualcuno glielo ha buttato, o forse è semplicemente rimasto nella tasca di un grembiulino.

Eccone uno, in un sacchettino: qualcuno glielo ha regalato; chissà se lo ha fatto apposta o se è solo un caso?!

Ma non è rosso, non è magico, e non sa di tabacco.

10 maggio 1989