mercoledì 11 settembre 2019

A CHE SERVE LA PEDAGOGIA?




Oggi lo zio Paolo mi ha portato (in moto) a Barbiana, dove Don Milani ha vissuto e fatto la "sua" scuola dal 1954 al 1967.

Voi non ricordate probabilmente chi fosse, ma la zia Alida ne ha fatto il suo riferimento quando insegnava alle medie in uno dei quartieri più poveri di Pavia e io ne ho fatto la base della mia tesi.

E poi Lettera a una professoressa (scritto interamente dai suoi allievi e pubblicato nel maggio 1967, un mese prima della sua scomparsa) è stato - ed è tutt'ora - il manifesto della "vera scuola" dalle rivoluzioni degli studenti del '68 in poi.

Virgulti d'olivo, davanti alla Scuola di Barbiana
Oggi, davanti alla pergola sotto cui faceva scuola 365 giorni all'anno dalle 8 di mattina alle sette e mezzo di sera (366 negli anni bisestili), dal "pedano" di un vecchio olivo sono sbocciati nuovi promettenti virgulti: l'ambiente, lasciato inalterato povero ed essenziale come allora, trasuda conoscenza, passione, amore per la cultura di cui Don Lorenzo voleva si impadronissero i ragazzi di montagna tagliati fuori dalla scuola.

MENTE APERTA ALL'ARIA APERTA, come la chiamo io!




Ma che ci fa quella piscina, stretta e lunga? lui non era certo in agriturismo! Ce lo avevano mandato "in punizione". Nelle sue Lettere alla mamma una nota dice: "C'è una chiesa del Trecento, una canonica e qualche casa sparsa nei boschi. Mancava allora l'acqua, la corrente elettrica, la strada, il servizio postale".  Il fatto è che in mezzo a quella situazione lui aveva voluto costruire quella vasca con i suoi ragazzi, perchè imparassero a nuotare e non affogare nei fossi.


E LA PEDAGOGIA, in tutto questo?
La pedagogia così com'è io la leverei. Ma non ne sono sicuro. Forse se ne faceste di più si scoprirebbe che ha qualcosa da dirci.
Poi forse si scoprirà che ha da dirci una cosa sola. Che i ragazzi son tutti diversi, son diversi i momenti storici e ogni momento dello stesso ragazzo, son diversi i paesi, gli ambienti, le famiglie.
Allora di tutto il libro basterebbe una paginetta che dicesse questo e il resto si potrebbe buttar via.
A Barbiana non passava giorno che non s'entrasse in problemi pedagogici. Ma non con questo nome. Per noi avevano sempre il nome preciso di un ragazzo. Caso per caso, ora per ora.
Io non ci credo che esista un trattato scritto da un signore con dentro qualcosa su Gianni che non si sa noi.
(tratto da Lettera a una professoressa, pp. 119-120)

Ecco perchè ho deciso di ... fare la pedagogista!